-Di Anna Vanzan
Il 3 aprile si svolgerà a Bologna una tavola rotonda dal titolo:
“Una scelta di diritto: se mi sposo è per amore”, all’interno del progetto biennale “Contrasto ai matrimoni forzati nella provincia di Bologna: agire sul locale con una prospettiva internazionale”.
Tanti relatori, soprattutto politici, e due esperti, uno di diritto islamico e una donna marocchina. Già, ovviamente i matrimoni forzati si svolgono solo all’interno delle comunità islamiche ça va san dire: nell’Islam si annidano i peggiori nemici delle donne, dei diritti umani, delle democrazia e chi più ne ha più ne metta. E infatti, l’evento è sponsorizzato niente popò di meno che dalla Vodafone: avete notato che basta parlare male della cultura islamica e, nonostante ormai nessuno dia un soldo per le attività culturali, in questo caso si trovano subito i finanziamenti?
E chi è che parlerà in nome delle donne musulmane: Dounia Ettaib. Piccolo promemoria per chi non la ricordasse: giovane donna di origine marocchina, presidente dell’Associazione donne arabe d’Italia, in sostituzione della sua infaticabile fondatrice, Souad Sbai. A proposito, le donne arabe in Italia sono solo marocchine? E dove e quando hanno fatto le elezioni per la presidenza? Immagino ci saranno state migliaia di donne accorse per votare, chissà che spettacolo, tutte quelle donne velate… ah no, Ettaib e Sbai non usano il velo e sono ferocemente anti hijab, chissà se alle arabe che indossano il velo è permesso iscriversi all’associazione…
Ma no, forse tutti sanno chi Dounia Ettaib, perché anche lei gira con l’immancabile scorta di protezione dopo che è minacciata da alcuni uomini (musulmani, of course) presso la moschea di via Jenner a Milano.
Beh, la scorta fa parte dell’immancabile corredo dei musulmani (o ex tali) che vogliono fare carriera politica da noi… Eh già, ormai il gruppo dei “musulmani di professione” o, meglio “di carriera” da noi è folto, qualcuno è a Montecitorio, altri addirittura a Strasburgo.
Ma una volta arrivati a sedersi sullo scranno del potere, tutti questi personaggi si ricordano delle donne musulmane o di tutti gli altri per cui avevano detto di voler lottare? O sono troppo occupati a scrivere memoriali sulle loro vicissitudini personali per gli editori di grande distribuzione, per infoltire la già densa bibliografia di cahiers de doléance sull’Islam e da presentare nei talk show del Vespa di turno?
Nessuno nega che all’interno delle società islamiche, comprese quelle in diaspora, ci siano problemi, né che molte delle discriminazioni di cui soffrono le musulmane siano perpetuate da personaggi che parlano “in nome dell’Islam”: ma chi fa una bandiera di questi problemi per procurarsi notorietà e la chiave d’entrata in politica non è interessato a risolverli. Vuole solo costruirsi una carriera di musulmano che parla male dell’Islam e che ha il diritto di farlo perché parla “dall’interno” e ne sa più degli altri.
tiziana@tramaditerre.org
30/03/2012
la realtà è come sempre molto più complessa….. Un articolo così rancoroso ha probabilmente alle spalle conti in sospeso di cui chi legge non è a conoscenza. Noi di Trama di terre non ne abbiamo e da 15 anni alla luce del sole portiamo avanti la nostra lotta politica per le libertà femminili di tutte le donne italiane o migranti che siano. Fra queste libertà c’è quella dell’amore, della sessualità, del desiderio, della maternità voluta. Ci impegniamo, sporcandoci le mani, ospitando molte volte gratuitamente donne che scappano o che aiutiamo a scappare, a uscire dai CIE, a ricostruire la propria storia. Giovani donne, madri, alcune famose alle cronache alle quali però non abbiamo mai venduto il nome. E in questo viaggio abbiamo incontrato davanti al tribunale di Brescia (per il processo al padre di Hina che l’aveva con altri familiari uccisa e seppellita nell’orto di casa) Dounia Ettaibi. L’abbiamo invitata poi al decennale della nostra associazione nel 2008, abbiamo conosciuto il figlio, la sua storia personale. Non sempre d’accordo sulle sue frequentazioni politiche, ma l’abbiamo ascoltata e riconosciuta. Certo deve proprio avere fatto un’ottima carriera politica per le sue posizioni anti-islam se oggi si ritrova disoccupata, con figlio a carico e non certo famosa per quello. Ma siccome non spetta a noi difesa d’ufficio, altro commenterà lei.
Per onestà di cronaca e per chi non lo sapesse, la fondazione Vodafone è oggi in italia uno dei più grandi finanziatori di progetti sociali. Apre un bando annuale, valutati i progetti in linea con il bando, li finanzia. Qui si potrebbe aprire una discussione sul come siamo andati a finire, ma questa è un’altra storia.
E per finire faccio notare che del tema del convegno – i matrimoni forzati – Anna Vanzan non parla
TIZIANA DAL PRA (di “Trama di terre”)
dounia ettaib
30/03/2012
Gentile signora Vanzan
Volevo solo fare due o tre precisazioni. Può tranquillamente controllare, ma non ho fatto carriera politica. Se le risulta il mio nome a Montecitorio o a Strasburgo mi avverta, perché non me ne sono accorta.
In secondo luogo come associazione non ho ricevuto mai una lira. Le persone aiutate da noi sono state aiutate secondo le nostre possibilità.
Per un certo periodo, dopo l’aggressione, ho avuto una scorta, non certo mega. E’ passato qualche anno e non sto certo pesando sulle tasche di nessuno.
Lei mi definisce ferocemente anti-hijab. Ho spesso detto che sono contraria quand è imposto, specie quando lo è con la violenza. I casi esistono. Le consiglio, visto che è iranista da quel che ho capito, la lettura della graphic-novel “Persepolis” scritta da un’autrice non certo “neocon” (o anche Persepolis è un cahier de doleance?). Riguardo all’imposizione del velo con la violenza ce n’è abbastanza. Se poi una donna sceglie liberamente l’hijab è scelta sua.
Comunque le assicuro che di carriera come “musulmano di professione” non ne ho fatta molta. Credo abbia sbagliato bersaglio
Cordialmente
giornalismo2012
31/03/2012
..e x inciso, avevo già risposto con una mail (ovviamente molto + breve dell’articolo) a Trama di terre che mi aveva inviato la locandina dell’evento
eccolo:
grazie care
mi spiace non poter intervenire, anche perché sarebbe interessante sentire cosa dice la signora Ettaib, presidente della fantomatica associazione Donne arabe d’italia (quante iscritte ci sono? e ci si può iscrivere se si è di posizione contraria alla sua fondatrice, la sig. Sbai?)
sinceramente di queste persone che fanno una professione della loro religione per crearsi cariche, ottenere incarichi politici profumatamente pagati e che si arrogano il diritto di parlare in nome delle “donne musulmane” ne abbiamo abbastanza …
un cordiale saluto
Anna Vanzan
a questo ovviamente non hanno risposto
Anna
giornalismo2012
31/03/2012
L’articolo NON ha nemmeno nominato Trama di Terre e perciò non capiamo il vostro intervento in prima persona ma a questo punto buongiorno a voi e ben venute nel nostro giornale :
La REDAZIONE ora sottolinea nuovamente in questo commento e parla a nome delle donne arabe musulmane, delle donne musulmane di ogni nazionalità e soprattutto delle donne veramente MUSULMANE che in passato NON hanno avuto il giusto spazio a parlare all’interno di convegni organizzati di questo genere dove invece le sopracitate relatrici ripetiamo non stanno FACENDO gli interessi delle donne alle quali dicono di VOLER fare …
Tutte le donne arabe ISTRUITE E COLTE e capaci di comprendere bene le parole e gli intenti dell’associazione “donne arabe d’Italia” per esempio che conosciamo e sono TANTE, non si sentono per nulla rappresentate da questa fantomatica associazione che insiste a prendersi meriti che non ha, ed anzi biasimano ogni intervento televisivo ed ogni posizione politica, tralaltro con un partito che ha davvero sempre e solo stigmatizzato l’Islam, insieme alla Santanchè che per TUTTE le donne musulmane che hanno capacità di comprenderla è un nemico esplicito.
Una associazione la loro che ripetiamo NON ha supporto da quelle alle quali dicono di volerlo dare e questo è tanto assurdo quanto ridicolo
Ci dispiace per Trama di Terre con la quale non abbiamo nessun problema e nulla da dire, ma abbiamo capito che vuole essere portavoce di messaggi sbagliati che non hanno ALCUNA valenza teologica e nemmeno sociale laddove SOPRATTUTTO noi donne Musulmane in italia stiamo lottando PER IL NOSTRO DIRITTO di indossare l’Hijab ed avere il rispetto e poter lavorare con l’hijab invece le portavoci dell’associazione che voi difendete, non fanno altro che stigmatizzare questo sacrosanto precetto e diritto, mettendo nelle teste degli italiani informazioni SBAGLIATE per loro interessi di apparire più occidentali ed avere consensi politici invece che veramente fare il bene delle donne che dicono voler difendere-
Ribadisco che anche le vostre connazionali e musulmane si dichiarano completamente contro la sopracitata associazione, siamo invece disponibili ad incontrarvi per parlare di come invece voi di trama di terre potreste essere davvero di aiuto alle donne musulmane in italia ( tutte e non solo quelle arabe).
Ma lo spazio deve essere dato in modo sincero ed onesto.
Penso con questo ben esplicito messaggio sia chiaro quello che pensiamo
Buona giornata
Cinzia Aicha caporedattrice
Amal Maria Rosaria Stillante
31/03/2012
Resto fortemente perplessa dinnanzi a certe affermazioni, non conosco l’associazione non citata che si è sentita di dover rispondere, ma so che l’associazione fondata dalla Sbai non ha mai ricevuto consensi nemmeno presso le donne arabe, tra noi musulmane italiane è sempre citata seguita dalla frase: io non mi sento rappresentata, la domanda che mi pongo spesso è: ma allora chi rappresenta? e soprattutto che vuole ottenere? sono stanca di donne che vanno in tv a far mostra di sé in mio nome! io sono musulmana, italiana e lotto ogni giorno con gli sguardi malevoli della gente ignorante, lotto per poter indossare il mio hijab anche al lavoro… se davvero c’è qualcuno che vuole difendere coloro che sono obbligate ad indossare Hijab e Niqab non è certo vietandolo che le renderà libere, se esse hanno accanto uomini che impongono loro il velo senza quello non le faranno uscire! e allora non avrete liberato proprio nessuno, anzi, avrete gettato le chiavi di una cella che di tanto in tanto veniva aperta…
Patrizia Khadija Dal Monte
31/03/2012
“Il convegno Per forza, non per amore (Imola, 27 maggio 2011) ha presentato i risultati di una ricerca sui matrimoni forzati in Emilia-Romagna, svolta dell’Associazione Trama di Terre e finanziata dalla Regione Emilia Romagna nell’ambito del progetto “Dialogo e integrazione interculturali… Durante il convegno ha chiesto la parola dal pubblico anche Patrizia Khadija Dal Monte (Ucoii, Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia) presentando l’opuscolo Mano nella mano contro i matrimoni imposti, realizzato tramite l’Associazione musulmana Spior di Tariq Ramadan. Vi sono riassunti gli argomenti dottrinari che sostengono l’imprescindibilità del consenso dei coniugi per contrarre un matrimonio valido e il racconto degli incontri svolti in Olanda con genitori e figli su questo tema. Tuttavia questa campagna è stata fortemente criticata da Trama di Terre che si rifà a quanto detto da Necla Kelek, sociologa turco-tedesca che, pur giudicando positiva l’ammissione implicita di “un problema proprio della società islamica”, la considera come “un tentativo di catturare quelle giovani musulmane finalmente cresciute nella loro autocoscienza, e di consigliarle secondo un punto di vista musulmano, evitando così che possano recarsi nei consultori statali, oppure possano cercare rifugio nelle case per donne maltrattate e dunque che possano allontanarsi da Allah”. (www.tramaditerre.org/tdt/docs/1926.pdf)
A parte che l’iniziativa “Mano nella mano contro i matrimoni imposti” si è sviluppata proprio in sinergia con le realtà civili, senza la volontà di sostituirsi a nessuno, cercando invece di dare il proprio contributo in un settore specifico del problema che riguarda l’indebita associazione tra religione islamica e matrimoni imposti in certi ambiti culturali, devo constatare che c’è un certo femminismo italiano e Trama di Terre da ciò che ha dichiarato sopra mi pare ne sia un chiaro esempio, che sa di stantio, continua a muoversi in ottica anti-religiosa e occidentalizzante. Degna è solo la cultura occidentale delle libertà individuali, tutto il resto, come il riferirsi ad una religione è arretrato da superare, inutile perdere tempo per approfondire, tanto meno collaborare… Nessuna importanza al lavoro interno fatto da donne credenti per distinguere le consuetudini dai dettami religiosi, per elaborare nuove interpretazioni che diano alle donne il posto che loro spetta nella società… Un femminismo cieco e in malafede, che non è disposto a mettersi in gioco e rimane arroccato alle proprie esperienze del passato, incapace di riconoscere ciò che è autentico, seppure in sentieri diversi.
Patrizia Khadija Dal Monte
Silvia Torneri
31/03/2012
Carissime,
sono una ragazza sotto i trent’anni che conosce bene il lavoro di Trama di Terre.
Scusate, ma non riesco proprio a capire una cosa: quando mai Trama ha parlato di Islam?
Mi sembra che si tratti di due questioni totalmente differenti: voi da donne musulmane praticanti vi occupate di questioni religiose, Trama da associazione laica (della quale, per altro, fanno parte donne di diverse – o nessuna – religione) di occupa di diritti delle donne punto.
Perché vi sentite così punte nel vivo?
Mi sembra che quello che vuole dire Trama (e Dounia con lei – ma non sono al corrente delle vostre dispute) sia che in un paese laico tutte le donne dovrebbero avere il diritto di:
– sposarsi come quando e con chi scelgono
– perdere la verginità come quando e con chi scelgono
– fare figli come quando e con chi scelgono
A partire da qui – in base ai diversi aggettivi che una donna sceglie di mettersi accanto al nome, musulmana, atea, cattolica, agnostica, buddhista – si possono declinare tutte le differenze culturali e religiose che vogliamo.
Ma fino a qui siamo tutte d’accordo, vero?
Silvia Torneri
giornalismo2012
31/03/2012
Ognuno sì, è libero di fare ciò che pare a lui/lei. Così come però le musulmane hanno il diritto sacrosanto di farsi rappresentare da chi pare a loro… E so che molte (io per prima, anche se non sono araba) non si sentono tali dalle persone di cui sopra. Sarà triste realtà ma è così…
I diritti della donna devono sì essere difesi, ma anche quelli della donna musulmana praticante, che ahinoi troppo spesso oggigiorno è sottovalutata e denigrata perfino da chi dice di volerla difendere (e parlo in generale, includendo le innumerevoli paladine della giustizia che manco chiedono il nostro parere sulle questioni che ci riguardano…).
Libertà di difenderci sì, ma a 360 gradi, e soprattutto previo consenso delle interessate…
Lara Aisha
giornalismo2012
31/03/2012
Silvia Torneri ,
se leggi il commento alquanto dettagliato ed esaustivo della Dott.ssa Dal Monte forse capirai che invece ti sbagli: e dico ti sbagli in buonissima fede ….
e poi se leggi la locandina del convegno del 3 aprile vedrai che ci sono relatori che parlano anche dell’Islam….
tra l’altro carissima Silvia, prendo questo spunto per farti notare che quando a parlare dell’Islam non sono gli stessi musulmani ….. lascio a te decidere se sia davvero legittimo ….
te lo ripeto cara Silvia che siamo davvero stanche di vedere chiaramente la nostra religione presa in causa nel modo scorretto per fare AUDIENCE oppure per fare i FALSI paladini come appena successo per esempio in Francia …
ripeto che io musulmana italiana vorrei sentire discorsi in difesa del nostro diritto religioso al hijab e niqab, per farti un esempio) quando li sentirò appoggerò ogni politicante, fintanto che invece sentenziano essere contro i miei diritti ti ridico cara Silvia che NON mi rappresentano ed anzi mi infastidiscono. Pace a te
C.A.R.
zaynab
31/03/2012
concordo con quanto detto dalla sorella Kadisha del Monte e dalla sorella Cinzia Aisha anch’io come musulmana italiana non mi sono mai rappresentata da quelle persone che si presentano in tv a parlare di islam solo per un fatto politico o per mettere in mostra la propria faccia, mi piacerebbe invcece che finalmente a parlare fossero donne musulmane arabe o italiane in difesa della propria fede e di un loro diritto.
Purtroppo a noi credenti e praticanti non ci lasciano parlare per spiegare e che la religione è una nostra scelta e un nostro diritto e nessuno può impedircelo, la areligione non centra niente con la politica, anche se oggi in Italia anche il Papa fà politica.
Sentiamo dire che la donna musulmana è sottomessa dal marito, io sono musulmana italiana e viv serenamente con mio marito che viene dal Marocco e con i due miei bambini, sono ritornata all’islam molto prima di conoscere mio marito e per mia scelta ho messo hijab, la vera sottommissione oggi io la subisco da una società che non vede, non sente , non lascia parlare e non è uguale per tutti.
Maria Grazia Zaynab
Patrizia Khadija Dal Monte
01/04/2012
Cara Silvia nessuno contesta la laicità di un’associazione come Trama di terre e ciò che buono fa verso donne che sono in situazioni disperate. E’ che a non essere ingenui ci sono diversi modi di essere laici: c’è un modo che è rispettoso delle idee altrui anche religiose (la religione poi per chi ci crede non è un semplice aggettivo, ma pone dei punti di riferimento essenziali, anche circa la sessualità e l’amore) e un altro invece che è informato da un pensiero che squalifica la religione. Ora nelle parole che a me ha dedicato Trama di Terre si intuisce proprio questo: la religione con i suoi dettami è una cosa da cui liberare le donne, non può dare nessun apporto utile. Con essa le donne non potranno mai giungere alla vera libertà. E mi dispiace perché proprio il problema dei matrimoni imposti invece richiederebbe una collaborazione a diversi livelli, poiché esso è prima di tutto un problema di rispetto della dignità umana, ma anche un problema culturale che riceve in certe zone del mondo una cauzione religiosa. Ignorare questo aspetto, o fingerlo di ignorarlo, tanto non è importante, “è un semplice aggettivo”, non condurrà alla modificazione dei comportamenti. Una rigida distinzione tra laico e religioso come si concepisce nella vecchia guardia femminista, è oggi fuori luogo, specie davanti a donne che appartengono a culture in cui tale frattura non c’è. In altri Paesi tale collaborazione è riuscita, per il bene delle donne, e non per “catturare le donne” come dice Trama di Terre con molta malafede ahimè, nell’articolo… (espressione che veramente mi è dispiaciuta, non si gioca qui al gatto col topo). Patrizia Khadija Dal Monte
***Amina***
01/04/2012
BISMILLAHI AR-RAHMANI AR-RAHIM
Nel nome di Allah il Misericordioso e Clemente
Troppe parole, a mio avviso…
Sono italiana ma ancor prima sono MUSULMANA, con l’hijab e felicemente sposata con un arabo MUSULMANO PRATICANTE, sia lode ad Allah!
Souad Sbai e Dounia Ettaib NON MI RAPPRESENTANO, e su questo non ci piove!!
Io non ho bisogno nè del permesso nè della carta di soggiorno, PRETENDO di vivere liberamente la fede in quel Dio verso il Quale tutti faremo ritorno (anche la Sbai e la Ettaib) e se qualche marocchina volesse rappresentare me italiana provocandomi solo DISAGI, invece di “liberarmi” dai pregiudizi AIUTANDOMI ad indossare liberamente il velo che indosso liberamente e con amore per l’Altissimo, almeno è pregata di mettermi al corrente e di attendere una mia eventuale – ma poco probabile – votazione.
Le donne oppresse e maltrattate ci sono, specialmente italiane e NON MUSULMANE, molti casi di violenza domestica si consumano tra le mura di case ITALIANE…se vogliamo aggiungere anche le “arabe” (PERCHE’ L’ISLAM E’ BEN ALTRO!) maltrattate, esiste già il TELEFONO ROSA…volete una mano in quel campo? Perfetto!
Siamo le prime ad intervenire, con l’aiuto di Allah l’Altissimo, ma chiudere gli occhi sulle porcherie consumate in nome del razzismo, dell’ignoranza e dei pregiudizi, per gettar fango su DIO e sulla Sua religione CONTRO I MIEI INTERESSI, no grazie: ripeto che sono ITALIANA e non ho chiesto alle marocchine di parlare a mio nome contro una mia scelta.
La gloria e le lodi spettano al Signore dei Mondi, e la pace e le benedizioni siano sul Suo Messaggero Mohammed e su tutta la sua famiglia.
Amina Umm Samir
Dounia Ettaib
01/04/2012
La mia presunta Associazione Donne Arabe d’Italia come viene definita da lei, non è affiliate alla Signora Sbai, non è stata fondata dalla Signora Sbai.
Non ho mai preteso di rappresentare nessuna donna marocchina o araba, la mia associazione è nata con lo scopo di promuovere il dialogo tra donne arabe, non solo muslmane ma arabe cristiane ed ebree.
La mia associazione conta 50 iscritte nazionali + 8 consiglieri comunali di entrambi gli chieramenti, + MENA ( womene of Midle East & North Africa).
La mia presunta associazione ha assistito più donne italiane che arabe, le donne arabe assistite erano tutte vittime di violenza, di stalking e di imposizione sociali, l’associazione l’anno scorso ha seppellito una donna marocchina morta d’infarto perchè ha scoperto che il suo matrimonio non era legale e riconosciuto, nel 2009 l’associazione ha assistito una donna marocchina che ha tentato il suicidio dopo che ha scoperto che il fidanzato egiziano era tornato in Egitto con tutti i suoi soldi per sposarsi un’altra e l’elenco è infinito.
Le violenze sulle donne è una piaga italiana, giustificata dall’ignoranza sulle altre culture, da marocchina so bene che se un marito marocchino in Marocco picchia la moglie finisce in carcere, in questo paese non ci finisce neanche se la seppelisce, qualcuna si definisce di essere orgogliosa della sua cittadinanza??? Io ho lo schifo della legge che condanna le donne solo perchè sono donne, ho schifo tutte le volte che accompagno donne a denunciare le violenze e trovarmi di fronte a forze dell’ordine che invitano le donne a non farlo perchè rischiano di perdere il permesso di soggiorno, ho lo schifo di molti assistenti sociali che inviatano molte donne straniere a tornare nel loro paese d’origine.
Parlando di velo noto che è questo il problema, lo ribadito varie volte anche alla presenza della Signora del Monte in un convegno sono contraria quando viene imposto, se una libera scelta non ho sentito i vostri cori quando una giovane donna le è stato rifiutato il posto in banca solo per il velo, non ho sentito il vostro coro quando mi è stato rifiutato un posto all’international PB solo perchè sono musulmana e non porto il velo, giustificazione dopo il 2001 tutti i musulmani sono dei probabili terroristi specialmente quelli “ben integrati”.
Mi fa ridere che a scannarci a vicenda sono le donne e ci lamentiamo che le donne sono emarginate, se siamo le prime ad escluderci a vicenda.
Comunque Signora Anna se vuole associarsi è la benvenuta, la mia associazione non ha mai chiuso le porte in faccia a nessuno.
Dounia Ettaib
Sandra Federici
02/04/2012
Sulla base della mia esperienza con l’Associazione Africa e Mediterraneo vorrei suggerire che, a parte il dibattito politico-religioso, che è interessantissimo ma potrebbe continuare all’infinito, il punto nodale è la necessità di avere rispetto tra associazioni che cercano di fare crescere la consapevolezza e la qualità del lavoro sociale su certi temi. In particolare vorrei fare notare che:
1) Come si può leggere nel volantino l’islam non è il tema principale, quindi nemmeno la rappresentanza delle donne musulmane (chi parla per chi?). Il tema sono i matrimoni forzati che tra le ragazze cosiddette di seconda generazione sono una realtà, sulla quale si lavora molto in altri paesi come l’inghilterra mentre in Italia è quasi sconosciuta. I servizi sociali degli enti locali si trovano spesso impreparati e non prendono le misure necessarie per tutelare le ragazze dalle famiglie: questa è l’esperienza di chi fa accoglienza di donne in difficoltà e anche di Trama, che ha ideato questo progetto, e che fa questo convegno per analizzare il tema e sensibilizzare.
2) Con Souad Sbai anche la nostra associazione ha avuto a che fare in maniera negativa. Quando qualche anno fa organizzammo un convegno sui Valori Comuni tra le religioni la Sbai ci accusò in modo aggressivo e sommario, di avere invitato a parlare il portavoce del centro islamico Andrea Merighi, affermando che la Fondazione Carisbo (che aveva solo finanziato il progetto Valori Comuni nelle scuole nell’ambito di un bando e ospitava il convegno) sosteneva l’UCOII ! Anche nel convegno del 3 aprile la Vodafone ha semplicemente finanziato il progetto con un bando aperto a tutte le associazioni che fanno lavoro sociale. Io starei più attenta a sparare sulle iniziative degli altri senza conoscerle, e mi stupisce che Anna Vanzan, di cui ho grande stima come studiosa, sia scivolata senza verificare la situazione in un attacco così grossolano, proprio come fece con noi la Sbai (sui cui metodi e carriera politica in tanti dissentiamo).
3) Voi dite “nessun attacco a Trama”, in realtà sparate a zero sul loro convegno e quindi sul loro progetto, e questo non è bello né corretto. Ogni associazione organizza i convegni che vuole, chiamando i relatori che vuole, poi se diranno cose offensive e false allora si potrà ribattere ma trarre in anticipo conclusioni sommarie del tipo che il convegno è organizzato per “parlare male dell’Islam” (!?). Allo stesso modo non mi sembra corretto fare il processo alle altre associazioni su quanto sono rappresentative, e su come eleggono i loro organi, ecc. Io almeno non mi sono mai permessa di accusare gli altri su queste cose, altrimenti non si finisce più.
Spero comunque che questo dibattito abbia aumentato i contatti al vostro blog, e attirato attenzione su questo gravissimo fenomeno. E auguro a Trama di continuare a essere un punto di riferimento per le donne.
Sandra Federici
giornalismo2012
02/04/2012
Direi che ormai tutto ciò che doveva essere detto è stato detto. Andar oltre è inutile e noioso. Chiedo gentilmente di non commentare oltre, ognuno ha espresso più che chiaramente il suo punto di vista, il resto sta alle intelligenze dei lettori.
Grazie, Lara Aisha.
giornalismo2012
02/04/2012
questo è l’ultimo commento :
signore dell’associazione con le 50 associate in Italia :
dite ai vostri legali o chi per loro o vostri amici di evitare di mandarci diffide di querele e minacce di querele visto che volete essere un riferimento per le donne ….
vi siete difese, vi abbiamo dato l’opportunità di parlare molto diffusamente senza omettere nulla
non cadiamo nel patetico delle minacce fatte tra l’altro da uomini
grazie di cuore
dalla redazione